Siamo qui riuniti per celebrare una dolorosa dipartita. Non del giovane Aunion della casata Almor, che è ancora vivo e lotta contro la sorte avversa, ma della sua fortuna, che in fronte a lui si tolse la benda dagli occhi e lo fissò proferendo le parole: “Piuttosto mi suicido”.
Oh, Aunion! Tu, che già prima di cominciare a giocare portavi sulle spalle il fardello di un background difficile per tua libera scelta;
Tu, il miglior cavallerizzo del party e tra i suoi migliori combattenti, abbattuto da un 2 sul dado esattamente al primo round della prima battaglia e finito nella rete con tutto il cavallo;
Tu, che quando avresti potuto fronteggiare un avversario meritevole di morte, ti ritrovavi immobile sullo sfondo per assenza del giocatore;
Tu, unico a trovare un prezioso ciondolo di ferro consacrato, che ti ritrovasti a seguire il party che cercava le fate, facendoli inconsapevolmente inferocire i folletti del bosco e la loro avversione per il ferro;
Tu, erede in esilio strappato alla tua terra e ai tuoi doveri di re, che leggesti un libro colmo di menzogne sulla conquista della tua patria per alimentare la tua giusta indignazione;
Tu, che, esattamente quella stessa sera, col cuore ancora colmo d’ira e sdegno, scopristi che la Corte Fatata andava attirata a voi con balli e divertimento e finisti col fare tappezzeria;
Tu, unico a poter beneficiare di una funzione religiosa impartita al gruppo e unico a non essere presente;
Tu, Aunion, coraggioso PG, mai domo nonostante si trovi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato: ma, sinceramente, hai mai preso in considerazione l’ipotesi di farti levare la macumba?