Continuiamo con questa operazione di salvataggio di Tales con questi due racconti:
ENTRIAMO DI SOPPIATTO, PRENDIAMO GLI OGGETTI MAGICI PIU’ UTILI DAL TESORO, POI USCIAMO PRIMA CHE SE NE ACCORGA…
Se c’è una frase principe che rappresenta l’intera pagina che state leggendo, questa è senz’altro la sola e unica possibile… E’ stata questa frase, infatti, a spingermi a creare questa sezione del mio sito e fra poco vi accorgerete del perchè.
E’ un caldo pomeriggio d’estate e un gruppo di liceali, finita la scuola, si ritrova quasi ogni giorno per giocare. Si gioca una sorta di Dungeons & Dragons Avanzato, ma implementato da regole prese dai principali GdR in circolazione e adattate (o create ex novo) al regolamento; il gruppo è composto da un paladino di alto livello, un mistico di livello medio-alto, un guerriero sempre della stessa risma, un mago apprendista e un misterioso chierico di una divinità sconosciuta. Il gruppo è in piena campagna (da quasi un anno in tempo reale, ormai) per ritrovare un artefatto creato appositamente dalla divinità del paladino per compiere una determinata missione. L’ordalia vede quindi come protagonista proprio quest’ultimo personaggio, il mio amato paladino di Halav, Sir Alexander Livius Karameikos, cavaliere e maestro di spada di re Stefano Karameikos, nonchè cugino di quest’ultimo.
Questo particolarissimo personaggio godeva, per la motivazione descritta qui sopra, della totale leadership sul gruppo e prendeva decisioni sagge o avventate a seconda del proprio insindacabile giudizio, solo per giungere al conseguimento della propria missione; ne passarono tante, lui e il suo gruppo, in lunghi anni di peregrinazioni (ripeto: un anno di gioco in tempo reale a botte di due volte alla settimana di media) ma sempre e comunque ne uscirono vittoriosi, vuoi per la caparbietà del loro capo, vuoi per le abilità specifiche di ogni membro della compagnia, vuoi per qualsiasi altro motivo.
Purtroppo, però, un giorno come tanti, giunti alla fine di una delle tante sottotrame/missioni che li avrebbero portati alla meta, il Master decise di abbellire la scena del panorama che si presentava loro in quel momento, con la presenza fantasy per eccezione: un drago rosso stava appollaiato su una collina e sbuffava pigramente fuoco e fiamme dalle proprie fauci…
Fu il dramma.
Al paladino (cioè a me) si illuminarono gli occhi davanti a una tale visione; era il primo esemplare di quelle mitiche creature che incontravano nella loro vita, e sapete quanto un cavaliere possa essere fissato sull’orgoglio che il combattimento contro uno di questi esseri possa portare, sull’onore che un’eventuale vittoria…
Ci pensò il maghetto a ridestarlo dal suo sguardo sognante, dicendogli: “Non vorrai mica…” mentre gli tirava la veste e lo guardava dubbioso; ma la domanda non fu nemmeno terminata che il cavaliere già cercava di convincere il gruppo della giustezza delle proprie idee.
“Entriamo di soppiatto, prendiamo gli oggetti magici dal suo tesoro, poi usciamo prima che se ne accorga…” furono le sue argomentazioni; non era stupido, non era il solito borioso ma stupido cavaliere pomposo in cerca di gloria…e di morte. Sapeva che la bestia in questione era dotata di forza straordinaria, di un’intelligenza più che umana, di un soffio micidiale e degli stessi incantesimi che spesso li avevano aiutati nelle loro avventure: era presuntuoso, ma non certo pazzo!!!
Pensò quindi di poter mettere le mani sul tesoro del mostro, che senz’altro doveva essere immenso e colmo di cose importanti, entrando di nascosto nella grotta in cui era sepolto e di appropriarsi dei pezzi principali che sicuramente gli sarebbero serviti a completare più agilmente la sua impresa.
Ma aveva fatto male i conti: quella che all’inizio era soltanto un’abbellimento scenografico del Master, si dimostrò la più tragica disfatta mai compiuta dal gruppo.
Tutto ebbe inizio quando Alexander, il Mistico e un altro personaggio mago di basso livello (un altro apprendista tenuto da me, in circostanze del tutto straordinarie…troppo lunghe per essere spiegate qui), tentarono l’ingresso nel covo della belva; innanzitutto scoprirono che vi era un’uscita secondaria da cui il drago poteva accedere o eventualmente fuggire dalla sua tana, e decisero che faceva proprio al caso loro. Ci si infilarono e iniziarono a scendere furtivamente e nel più completo silenzio, ma dopo una lunga e profonda discesa in quella grotta, un piccolo cane si para loro davanti, ma questi non dimostra il minimo segno di aggressività nè tantomeno di inquietudine, si limita solo a muovere due piccole antennine che gli spuntano dalla fronte…
“Innoquo” pensarono loro “molto strano e atipico, ma decisamente non pericoloso” e per un attimo il sollievo compare sui loro volti; ma fu giusto per un attimo perchè un istante dopo, un forte rumore, uno schiocco pesante rimbomba fin nelle profondità della caverna, come se qualcosa di pesante fosse caduto, come se qualcosa di appuntito avesse spaccato una dura superficie….come se un artiglio enorme si fosse abbattuto sul selciato!!!
Il panico sostituì il sollievo non solo sui volti dei personaggi, ma anche su quello dei giocatori, tanto che quando questo rumore si fece più intenso e man mano sempre più vicino, uno dei due si inginocchia davanti al Master urlando in lacrime (vabbè, più o meno…) “Ti prego Mauro, non ucciderci!!!” (avete mai visto i Blues Brothers?); la fuga si fece frenetica: il mistico godeva dell’indubbio vantaggio dato dalla propria classe di potersi muovere molto più velocemente di una persona normale (66 m/round invece di 36) e fuggito a gambe levate sogghignava dentro di se (io lo so) pensando che qualunque cosa fosse successa, NON sarebbe stato lui l’ultimo della coda e quindi il primo a incontrare il drago.
Ma mentre correva sereno e speranzoso, ecco alla sua destra giungere e superarlo, il paladino che, balzellon balzelloni, avanzava spedito (come Red Max) forte dei suoi ‘stivali piè veloce’, oggetto chiaramente magico che gli consentiva una velocità di 72 m/round. Il sorriso si spense sul volto del mistico, che iniziava a vedere una persona in meno tra sè e la morte, ma nemmeno il tempo di pensare ciò, che alla sua sinistra appare l’apprendista che era con loro, che svolazzava velocemente davanti a lui grazie a un medaglione ‘volare’ (72 m/round). Fu il panico per lui, che, capendo la criticità della situazione, iniziò a correre con il doppio dell’impegno, sudando 27 camicie e cercando di non rimanere troppo indietro (e qui la preghiera al Master descritta sopra).
Ma sebbene il drago fosse stato avvertito dal proprio servo-guardiano della presenza di intrusi nel suo covo e si fosse anche mosso verso di loro, in realtà non aveva nessun bosogno, nè la voglia di seguirli in eterno; ma questo loro non potevano saperlo…
Insomma, detto fatto i personaggi scappano e riescono a salvare la pelle, ma Alexander non è per niente soddisfatto e non vuole assolutamente rinunciare…
Il mio mago apprendista decide di lasciare e di tornare ai suoi studi e ad attività a lui più consone, ma tutti gli altri ormai ci sono troppo dentro e decidono di assecondare di nuovo il loro leader.
Si idea un nuovo piano e lo si mette in pratica (…si, vabbè!): qualcuno dovrà distrarre il drago mentre qualcun’altro entrerà di soppiatto e ruberà ciò che riterrà utile. Inutile dire che la figura destinata ad intrufolarsi nel covo del lupo (si, magari…) è proprio il paladino, offertosi spontaneamente vista la pericolosità della cosa; in caso di necessità, comunque, il gruppo era pronto ad attaccare il drago: con delle grosse piante costruirono un’immenso arco con un tronco appuntito come dardo, sopra l’uscita della grotta radunarono grossi macigni da far cadere in testa alla creatura, in più si prepararono con incantesimi ed oggetti magici opportunamente distribuiti, in caso di estrema necessità di uno scontro fisico.
Tutto perfetto sulla carta, ma si sa, quando uno troppo vuole, la sfiga ci si mette sempre di cipiglio…
Riuscirono (non ricordo più come) a parlare col drago e a distrarlo, Alexander entrò praticamente invisibile (indossava un ‘mantello elfico’) dall’entrata secondaria e tutto sarebbe potuto anche andare a finire bene se non fosse stato per un’altra sorta di antifurto a guardia del tesoro!!
Come un vespaio appena stuzzicato, il gruppo iniziò a muoversi con una frenesia quasi comica, data dal panico e dalle terribili visioni di morte e sterminio che si prospettavano con sempre maggior chiarezza nelle loro menti; il povero mistico, che si era offerto, anche lui, di distrarre il drago, tentò di mantenere la calma e di controllare la paura. Si trovava proprio dentro la tana, ma invece dell’immensa creatura a scaglie rosso sangue che avevano visto stagliarsi all’orizzonte, il mostro aveva assunto fattezze umane (è uno dei poteri più particolari dei draghi, descritti solo in alcune dispense o espansioni) per maggior comodità di movimento e di dialogo con la piccola creatura che gli si era avvicinata.
Quando però, avvisato del pericolo, del pericolo, decise di uscire ad osservare la situazione, il gruppo fu da questo fatto tratto in inganno e tentenno: invece dell’enorme creatura che si attendevano uscisse dalla grotta, il mistico aveva a breve distanza da sè solo una piccola figura umana, che se vista da vicino denotava chiarissimi tratti somatici non umani quali pupille verticali, ipertricosi facciale, colorito cutaneo e capillare di un rosso acceso e tanti altri piccoli particolare, ma che osservata a più di 30 metri di distanza era in tutto e per tutto umana, quindi decisamente NON il bersaglio predefinito.
Fu nuovamente il mistico a smuovere il tutto con coraggio, fece un passo laterale e gridò al gruppo la verità, aizzandoli ad attaccare il nemico. Un enorme tronco saettò dal folto della foresta, ma se già era precario per fattura e precisione per colpire una creatura di una 30 di metri, figuriamoci tentare di bersagliare un umano, e logicamente questo attacco fallì; fu giocata la seconda carta e il chierico sul colle sopra l’ingresso della grotta sbloccò il fermo che bloccava la frana e un cumulo di enormi pietre cadde nella zona in cui si trovavano il drago e il mistico.
Il primo, conscio del pericolo fin dall’ìnizio, anche se sorpreso dalla stupidità del suo compagno che stava rischiando di ammazzarlo, sfruttò la propria agilità naturale e schivò facilmente, mentre per il drago non fu affatto semplice, ma alla fine riuscì anch’esso a cavarsela con solo qualche graffio.
Ma a questo punto i personaggi avevano esaurito le cartucce e si erano giocati la sorpresa, mentre il drago ormai aveva ripreso il controllo sulla situazione… (sogghigno del Master..)
La creatura riprese sembianze da drago e si mise innanzitutto sulle tracce di colui che l’aveva circuito ed ingannato; si alzò in volo e in un attimo fu sul mistico che nel frattempo stava volando via anche lui, grazie a al medaglione che prima era stato dell’apprendista. Ma il divario era naturalmente troppo a svantaggio per quest’ultimo, che nel panico cercò comunque di compiere l’ultima disperata manovra di salvezza: usando una ‘Verga dell’Inerzia’, un oggetto magico del paladino che una volta pronunciata la parola attivatrice si blocca stabilmente nel punto in cui si trova e soltanto una forza immensa può rompere questo legame, tenta di sorprendere il drago con una frenata istantanea, sperando che questi gli passi oltre senza poter reagire, e consentendogli quindi eventualmente di riprendere la fuga nella direzione opposta, guadagnando quindi tempo e qualche metro sul suo cacciatore.
Ma il drago era un avversario troppo potente anche sotto questo punto di vista (non per questo sono i mostri prìncipi del gioco), e nonostante la mole spaventosa, la sua destrezza e rapidità d’azione erano straordinarie e gli fecero battere la pur validissima tattica difensiva della sua preda; e ormai il mostro era troppo infuriato per giocare col suo bersaglio, soprattutto quando sapeva che ne avrebbe dovuti sistemare altri, così si liberò rapidamente del fastidio col metodo più rapido che conoscesse: un immane soffio di calore scaturì dalle sue fauci spalancate ed investì il povero personaggio con un calore tale da ucciderlo ancor prima di capire cosa stava per accadere. (Fece peraltro anche un ‘critico da calore’, cioè un colpo così ben fatto da causare ulteriori danni o effetti e il risultato fu…) Il corpo del mistico cominciò a liquefarsi poco a poco, soprattutto le sue vertebre cervicali, la parte più investita dal getto di calore, che gli fusero la testa con le spalle, lasciandolo quindi orrendamente devastato nel corpo beffardamente ‘appeso’ nel vuoto, vittima del suo stesso stratagemma.
Fuori uno!
Il cacciatore, quindi, si spostò sulla seconda facile preda, quella che da sopra la sua tana aveva cercato di schiacciarla sotto tonnellate di pietre; si avventò come un falco sul povero (ex) chierico che tentò una misera fuga, e con una codata, un’artigliata e un morso pose fine alla sua misera esistenza, senza nemmeno rallentare.
Nel frattempo il paladino, sentendo che i suoi compagni erano in pericolo, si precipitò fuori dalla caverna ma il suo primo sguardo si posò su uno strano essere…
Il drago si librò in volo a folle velocità giusto per osservare meglio la situazione, vide la sua prossima vittima, il misterioso chierico in scuro, e sorrise fra sè…sarebbe stato fin troppo facile;si abbattè su di lui per finirlo come aveva appena fatto col suo compare, ma… lo attraversò con gli artigli!
Fu sorpreso da questo strano avvenimento e ritentò, ma inutilmente; capì dopo un paio di round che il suo avversario stava usando un potere conferitogli dalla propria divinità, che consentiva ai propri discepoli una temporanea etereità (o intangibilità, se lo preferite). Gli restava solo il soffio come alternativa, ma purtroppo aveva già utilizzato completamente quel tipo di abilità per quella giornata e ci sarebbe voluto del tempo per poterne di nuovo fare uso.
“Poco male” pensò, era anche inutile scendere e degnare anche solo della sua attenzione quella subcreatura e decise di divertirsi un po’ prima di terminarla. Fece un attimo il conto mentale degli incantesimi che aveva a sua disposizione e, deciso che quello fosse il più inutile e meno pericoloso che avesse, tentò un ‘Metamorfosi’ sul suo bersaglio, quasi per gioco: il fato, però, condanna sempre chi è destinato al TOTALE fallimento e il Tiro Salvezza del chierico (che nel frattempo aveva impugnato la sua ascia ed era deciso a combattere…il pirla!) che doveva essere quasi automatico, fallì miseramente e tra lo stupore generale, il Master descrisse ciò che il drago aveva desiderato che la sua vittima diventasse…UNA LUMACA GIGANTE A POIS GIALLI E BLU!!!
Il paladino capì quindi che era lui l’ultimo baluardo a difesa del gruppo (se, certo-certo) e prima che potesse anche solo pensare a cosa fare, il mastodontico drago gli si abbattè sopra a peso morto, deciso a finirlo semplicemente col proprio peso; ma qui commise il primo suo errore e l’esperienza del guerriero fece il resto: il prontissimo paladino, vistosi ormai nell’impossibilità di tentare qualsiasi fuga, decise di passare a un estremo contrattacco, rivolse la punta della spada verso l’alto e puntò l’elsa contro il terreno, poi si distese a terra e attese l’arrivo del nemico.
Il colpo fu tremendo, il peso immane e il suo fisico temprato, oltre all’armatura del suo ordine, furono le uniche ragioni per cui non morì in quel modo; ma d’altro canto, il drago si ritrovò piantata con inaudita violenza una spada nel proprio torace, e il colpo fu davvero inaudito proprio perchè si ritorceva quasi interamente contro di lui il danno che aveva sperato di provocare al suo avversario.
Ma naturalmente un essere leggendario come quello, non poteva certo morire per una cosa del genere, per quanto dolorosa e pericolosa sia risultata alla fine, e, appurato che il corpo sotto di sè era immobile, si alzò e si avviò verso la sua tana, dove avrebbe riposato e sarebbe guarito.
Ma il chierico/lumaca, era troppo stupido per capire che ormai era finito e facendo appello al suo ultimo barlume di intelligenza (in realtà era cresciuta con la trasformazione!!!) tentò di nuovo di muovere attacchi contro il mostro.
Ora, ditemi voi cosa potrà mai fare una lumaca gigante eterea contro un drago: ucciderla consumandola a sbavate strisciandogli addosso!?!?!?!?
Insomma: anche qui il drago non solo non lo degna di uno sguardo, ma infastidito dalla sua stupida presunzione e innervosito dall’ evolversi della situazione, decide di scaricargli addosso un altro incantesimo che gli ‘avanzava’: tempesta di ghiaccio. Ecco allora in mezzo alla piana davanti alla sua tana, una lumaca gigante a pois gialla e blu eterea congelata che sancisce, come trofeo, la sua superiorità su tutti gli esseri del creato.
Ma il paladino era duro a morire; sebbene il colpo fosse stato tremendo, non era bastato ad abbatterlo del tutto e dopo qualche ora di coma, barcollante e stremato, si ridesta dall’oblio e riconsidera la faccenda: il gruppo intero era stato sterminato, il tesoro era rimasto intatto e il drago era solo ferito.
“Bene” pensò (che coraggio!!!) “ci siamo spinti troppo oltre per fermarci ora” e col le poche forze rimaste in corpo, iniziò a utilizzare innanzitutto le pozioni e gli oggetti curativi di cui disponeva il gruppo, poi passò in rassegna i vari cadaveri e da ciascuno prese uno o più oggetti magici che riteneva utili alla sua imminente impresa, infine, in veste di super-soldato, di campione del gruppo, decise di entrare da solo nella tana del mostro e di affrontare l’enorme creatura che li aveva sterminati: l’avrebbe sconfitta, si sarebbe impadronito del tesoro che custodiva, avrebbe resuscitato i compagni caduti e insieme, forti dei nuovi rinforzi magici, avrebbero finalmente compiuto l’ultimo passo verso la tanto agognata meta… (un tantino epica la sua visione…)
Peccato, però, che anche questa volta la sfortuna era in agguato: i due lottarono, si ferirono mortalmente a vicenda, giunsero a sferrare l’ultimo micidiale colpo in perfetta sincronia e si nullificarono a vicenda, con il paladino che piantava la propria spada per intero nella schiena del drago, e questi che lo sfracellava sulla stessa, abbattendo con tutta la forza che aveva ancora in corpo la sua immane coda.
Quando, molto tempo dopo, riprese conoscenza, il paladino si guardò intorno, e nella sezione di caverna dove prima vi era ammassato lo sterminato tesoro ora c’era soltanto il vuoto: qualcuno aveva rubato tutto e tutto ciò che era stato fatto si era rivelato totalmente inutile….
(salvo poi rivelarsi al più bella serie di sessioni di gioco della nostra storia…)
INCANTESIMO DEL COLPIRE SUL MARTELLO: MIRATO ALLA TESTA
Questa è senza dubbio la più grande espressione vivente (nelle nostre menti) delle pisceddate e quello che sto per raccontarvi è rigorosamente accaduto e testimoniato.
E’ a causa del famoso paladino Alexander, che i personaggi si ritrovano a dover fronteggiare un drago rosso grande, una belva di 30 metri con incantesimi, forza e soffio terribili, ed è quindi dopo poco che l’intero gruppo si ritrova decimato. Il mistico è a mezz’aria, colpito da una tremenda fiammata del drago e con il collo completamente fuso alle spalle a causa di un critico da calore, il guerriero è su una collinetta, dalla quale avrebbe dovuto far scattare una trappola per uccidere il drago e sulla quale, invece, è stato schiacciato dalle sue possenti braccia; il chierico della divinità sconosciuta, sebbene avesse il potere di rendersi intangibile, e quindi inattaccabile fisicamente, non aveva fatto il conti con le magia dell’avversario, ritrovandosi quindi ‘metamorfizzato’ in forma eterea in una lumaca gigante a pois gialli e blu e congelata in un blocco di ghiaccio di un paio di metri cubi. Il paladino stesso è a terra, schiacciato dal possente corpo del mostro con tutto il suo peso, ma riuscito con un’abile mossa a rivoltare la difesa in attacco, a causare alla pancia del mostro quasi lo stesso ammontare dei danni ricevuti, puntellando con la lama verso l’alto la propria spada e costringendo la stessa bestia ad auto-ferirsi e di conseguenza alla ritirata.
Il povero mago di basso livello, quindi, era l’unico in piedi, ma viste le sue quasi inesistenti qualità di combattimento, avendo fatto un grande uso della propria saggezza, era riuscito a compiere l’impensabile impresa di sopravvivere al massacro semplicemente nascondendosi.
La situazione era quindi in stallo: il drago non aveva più motivo di attaccare e, anzi, visti i ripetuti attacchi dei suoi avversari, era più intelligente da parte sua, ritirarsi nella sua tana e guarire le proprie ferite, il paladino, unico sopravvissuto, era comunque in stato di incoscienza e aveva bisogno di riposare un po’ prima di riprendersi e decidere sul da farsi, mentre l’unico sano, fino a quel punto abilmente nascosto, non aveva nessunissima intenzione di alterare questa sua situazione, anche solo mettendo il naso fuori per controllare.
Si sarebbe dovuto attendere inutilmente l’evolversi naturale della situazione, ma fu uno del gruppo a trovare la soluzione.
Dovete sapere, infatti, che tutto questo sopra descritto, non è avvenuto nella stessa sessione di gioco (ci mancherebbe), e che per l’ultimo ‘appuntamento’ il giocatore che impersonava il chierico ‘misterioso’ non aveva ottenuto il permesso dalla madre di venire a giocare (perché doveva studiare, diceva lui. Ma tanto, vista l’inutilità di presenziare a una partita in cui il tuo personaggio è una lumaca gigante a pois gialli e blu, eterea, congelata…).
C’era anche da dire che codesto personaggio, essendo anche il creatore stesso delle pisceddate, aveva la tendenza a creare personaggi in serie, come si dice: ‘a nastro’.
Uno dei tanti creati in precedenza era un nano chierico di una divinità tra le tante disponibili, che in una delle tante partite precedenti si era perso nei meandri del tempo e delle avventure; il più pronto e creativo del gruppo, che aveva visto il suo personaggio fuso e la situazione precipitare dopo la dipartita del paladino, ha la geniale idea: chiamare a casa il giocatore in questione e farlo agire telefonicamente in modo da sbloccare la situazione.
L’idea sembra geniale e viene accettata in massa, Master compreso, e così si organizza la situazione: il Master fa il punto, l’ideatore del piano nonché padrone di casa, racconta all’apparecchio e il giocatore dall’altra parte agisce.
Dopo una rapida scorsa della situazione e un primo tentativo di ‘partita on line’, si capisce subito che il pisceddante è sempre lo stesso: al primo tiro di dado richiesto dal Master, questi prima insiste per tirare lui, a casa sua (lontano da occhi indiscreti oserei dire) dopodiché esplode in un 19 (casualissimo) in un tiro per colpire! Sempre il solito!!!!
Superato questo piccolo inconveniente e stabilito che ora sarà uno di noi a tirare i dadi, la partita continua.
Il nano si trova ora davanti all’entrata del drago; va precisato che il personaggio non dovrebbe sapere niente di ciò che è avvenuto e dovrebbe quindi pensare solo di trovarsi davanti all’entrata di un drago rosso!
Ma il giocatore non è abbastanza bravo da immedesimarsi e comincia a giocare come se il suo nano sapesse tutto, fa qualche passo ed entra impavido nella grotta (bella forza!); ma il Master non aveva giocato tutte le sue carte e a difesa della tana c’era ben più di quanto tutti i giocatori avessero preventivato. Dopo una ventina di passi al suo interno, infatti, al giocatore al telefono viene richiesto un tiro di dado da 20, che si scoprirà poi essere un Tiro Salvezza, e una massa di una strana sostanza appiccicaticcia si va a spiaccicare a pochi centimetri dai piedi del personaggio; il giocatore dice al tramite che vuole guardare bene sopra di sé e il Master dichiara che sopra la volta dell’arcata, appesi a testa in giù, tra numerosi bozzoli di ragnatela, due enormi ragni neri lo stanno fissando minacciosamente.
Ora, dovete sapere che tempo prima questo stesso gruppo, variato solo da uno o due elementi, si era già imbattuto in un mostro del genere e che dopo innumerevoli traversie e a costo della vita di uno di loro, erano riusciti faticosamente ad avere la meglio su UNO di questi esemplari! Potete immaginare, quindi, lo sconforto e il crollo di ogni speranza che la visione di due di queste belve aveva provocato nei giocatori attorno al tavolo (e a qualunque altro giocatore ‘normale’) e la naturale dose di consigli da parte del mediatore all’interlocutore telefonico.
Ma questi, da buon pisceddante, usa poco il cervello e troppo la fantasia e dichiara “Estraggo il martello da guerra e faccio un passo avanti!” e dopo un attimo di silenzio, noi giocatori, che non potevamo sentire le sue parole, ci troviamo ad ascoltare una conversazione di questo tipo: (M è il Master P è il pisceddante T è il tramite)
T – “P., ti ricordi di questi ragni? Uno solo l’altra volta ci ha fatto un culo quadro!
P – … … …
T – (spazientito) “Dice che fa un passo avanti dopo aver estratto il martello”
M – “O.K., fai un passo, poi un altro e i ragni ti fissano ancora; dopo un altro paio di passi uno di questi sputa nuovamente verso di te, mentre l’altro si lascia andare e cade davanti a te. (tira un dado dietro il Master screen). Fatemi un Tiro Salvezza.”
(riuscito!)
M – “Lo sputo ti colpisce alla gamba e anche attraverso i vestiti senti un gran calore che questo sprigiona. Poi il calore si irradia in tutta la gamba e in breve anche al resto del corpo e ti senti come se avessi la febbre a 38: Ti fa 20 PF, mentre l’altro ragno estrae un pungiglione ed è pronto ad attaccarti nel prossimo round.” (roba che se non passavamo il TS era morto!)
T – Bla, bla, bla (spiegazione al giocatore)
… … … attimo di smarrimento e sconcerto sul volto del tramite, poi LA SVOLTA!
T – Porco D#@ Mauro, parlaci tu con questo!!!
e la cornetta viene passata in mano al Master, mentre il tramite si trascina fino al divano e, inginocchiatosi davanti, inizia a battere ripetutamente la testa sul cuscino, ripetendo frasi del tipo “Che coglione, che stronzo, che pirla, che cretino…)
Poi si svela l’arcano e dopo alcuni convenevoli telefonici con il nuovo interlocutore (il Master), il Pisceddante dichiara nuovamente la sua geniale idea:
“INCANTESIMO DEL COLPIRE SUL MARTELLO: MIRATO ALLA TESTA!!!”
L’epilogo è facilmente intuibile e assieme al personaggio se n’è andato anche il giocatore…
…è stato proprio un peccato???