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Il GdR by Rennaldo 1

“Il GdR by Rennaldo” e` stato uno dei primi siti che trattava del lato demenziale del gdr che io abbia visitato (oltre ad essere stato il primo a contattare l’Elfoladro).
Purtroppo e` dal 1999-2000 che non veniva piu` aggiornato e di recente il sito e` letteralmente scomparso da internet.
Con l’autorizzazione di Legolas, vi ripropongo le Master Tales che si trovavano su quel sito ormai defunto.


Iniziamo con l’introduzione scritta dallo stesso Rennaldo: “O.K., ci siamo, siamo arrivati finalmente a uno degli aspetti più divertenti di una partita a un Gioco di Ruolo; anzi, forse è solo per questo che state giocando o avete cominciato a farlo.

Se avete già giocato almeno una volta, o avete un ragazzo/a che vi ha raccontata una di queste ‘frasi celebri’, preparatevi perché sebbene abbiate giocato per anni, in ogni gruppo c’è un modo diverso di fare cazzate, personaggi e giocatori con cervelli diversi (che a volte funzionano, e il più delle volte no) che ne inventano sempre di nuove, e perché non c’è mai limiti alla cazzutaggine umana.

Se invece non avete mai giocato, né avete mai conosciuto nessuno che vi ha raccontato di queste vicende, mettetevi comodi, perché qui c’è di che sbellicarsi…”

Ed ecco a voi le prime due “Frasi Celebri”:

VADO, DUE BOTTE E TORNO
La classica situazione di sicurezza da confronto di abilità, è spesso causa di grossolani errori di calcolo e di conseguenza di drammatici effetti secondari. Si tratta, in questo caso, di un guerriero di alto livello (D&D base), tipo di 15°, che dovrebbe essere quasi matematicamente certo di colpire con una spada un qualsiasi avversario ‘normale’.
Ma andiamo per ordine.

Due guerrieri, un paladino e un cavaliere, veterani e molto abili con la spada, devono recuperare una gemma speciale da un luogo particolare; il paladino è un seguace di una divinità (Halav) che odia con tutto il cuore umanoidi come goblin, coboldi, orchi, ecc. e proprio per questo il luogo predestinato per nascondere questa gemma particolare è proprio la roccaforte dei suddetti umanoidi. Dopo essere scesi sottoterra, dove si sviluppava il territorio dei nemici, aver raggiunto in tutta segretezza la città capitale di codesto regno, essere penetrati nelle mura della città ed essere giunti fino al palazzo imperiale, sempre, importantissimo, mantenendo la fondamentale segretezza (ricorda un po’ la Compagnia dell’Anello, no?), ecco che ci si trova di fronte a due stanche ed assonnate guardie, due goblin credo e una porta chiusa. Il paladino propone di occuparsi di una guardia a testa, ma prima di controllare che cosa si trova dietro la porta chiusa, il cavaliere invece propone una strategia diversa, in cui lui si occuperà delle guardie e il paladino ispezionerà la porta. “Vado, due botte e torno!” aveva dichiarato il giocatore, ma non aveva calcolato che tirando l’ennesimo tiro per muoversi silenziosamente, il dado beffardo faceva un 20, ovvero un fallimento critico!!!

Risultato: una delle due guardie, prima di morire, riusciva a suonare un corno per dare l’allarme e i nostri due eroi si trovavano quindi nel centro nevralgico di una matrioska nemica, circondati da tutti i lati e con tutta una nazione pronta a seccarli in ogni modo.

Ma c’era ancora una speranza: la porta, dietro la quale poteva esserci la salvezza! Peccato che, data la fretta, non avevano potuto guardarvi oltre, altrimenti ci avrebbero pensato due volte prima di infilarsi un una stanza chiusa scavata nella roccia, adibita a fucina, con tanto di fornace, barrette di metallo e strumenti da fabbro; l’unica cosa positiva della faccenda era che per quanto numerosi, i nemici dovevano per forza attaccare a piccoli gruppi per poter passare dall’unica porta disponibile. Ecco allora che i due guerrieri, uno con la spada e uno con l’arco, facevano strage dei nemici che si affacciavano selvaggiamente dall’entrata; ma purtroppo le frecce non sono infinite, e sebbene alcune si potessero ancora riutilizzare, alla fine qui non si parlava di pochi goblin e coboldi, ma di intere guarnigioni che si davano il cambio chiamando rinforzi a vicenda.

Alla fine, i due guerrieri, rifugiatisi dietro una barriera di metallo per evitare dardi e altri proiettili, si trovarono talmente alle strette da rinunciare alla sottile arte del combattimento e a dover lanciare addosso ai poveri umanoidi proprio quelle travette di metallo grezzo, come se fossero armi: In definitiva, tra barrette, ferri da stiro, posate, incudini, pentole, caffettiere e ogni altro oggetto di metallo possiate immaginare (in classico stile giapponese), i due guerrieri passarono il resto della loro esistenza a scagliare oggetti, con una ricorrente frase pronunciata ogni tanto dal paladino al suo compagno: “Vado, 2 botte e torno, eh? …’ccci tua!”

FOSSE FACILE!
Questa è senz’altro una delle più sconvolgenti verità del giocatore di ruolo; contrariamente a quanto si pensa, infatti, il giocatore medio NON ragiona su quello che fa, ma si limita a comportarsi secondo schemi ben precisi e stabiliti.

“Hai davanti un mostro = sguaino la spada e lo attacco”, “C’è un drago bianco che vola sulla tua testa = Palla di Fuoco”, “Un gruppo di corporativi ti si para davanti e ti intima di fermarti estraendo le pistole = tiro una granata in mezzo a loro”. E questi non sono che alcuni degli esempi possibili.
Purtroppo, però, noi poveri stupidi giocatori di ruolo siamo, dopo anni e anni di esperienza, schiavi di questi automatismi, tanto che la nostra stessa mente si è atrofizzata a tal punto da non riuscire più a creare soluzioni alternative.

E’ questo il caso di un medico Mon Calamari (GdR di Guerre Stellari) che, con a disposizione la sala medica dell’astronave, stava per prepararsi a scendere su un pianeta a sostegno del gruppo di spionaggio composto da altri personaggi giocanti suoi amici. Passo alla narrazione in prima persona per ricreare al meglio l’ambientazione ed evitare quindi qualsiasi commento circa l’accaduto:

Master – “O.K., vi state preparando a scendere: cosa vi portate dietro come equipaggiamento?”

Gruppo – “Io prendo il fucile blaster dalla cabina e mi faccio portare dall’armeria due granate”, “Io prendo il rilevatore di movimenti e un gruppo elettrogeno portatile di scorta”, “Io…” (ecc. ecc.)

Master – “Va bene, e tu M., cosa prendi?”

M. – “Eh, non lo so. Cosa c’è?”

Master – “Come ‘cosa c’è?’, sei un medico: ti porterai dei medkit, no?”

M. – “Si, si!”

Master – “Eh, ‘Si, si’, ma quanti”

M. – “Eh, non lo so. Qualcuno”

Master – “Si, ma ‘qualcuno’ quanti???”

M. – “Eh, non lo so, come faccio a saperlo, non sono mica un medico”

Master – “Si, ho capito, ma nemmeno lui è un Jedi. Lo saprà quando deve portarsi dietro un blaster e 3 ricariche energetiche, quindi tu calcola più o meno quanti medkit vuoi portarti dietro”

M. – “Eh, ma cosa ne so io” (a voce più alta)

Master – “Ma come ‘cosa ne so io’, ma figa, USA IL CERVELLO!”

M. – “Eh, (con aria sconsolata) FOSSE FACILE!!!!!!!!!!”

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