Il mio nome è Olaf Rhengyi e sono un veterano dell’Ordine del Guanto d’Arme.
Ho ricevuto un addestramento militare fin da bambino e posso affermare, con un pizzico di vanità, di essere un ottimo guerriero.
Come tutti, ho iniziato combattendo orchi e goblin. Poi sono passato a servire nella Grande Guerra e, una volta congedato, sono entrato a far parte dell’Ordine, glorioso consesso di eroi dal nobile cuore.
Per l’Ordine ho partecipato a diverse missioni specie nelle regioni del Buio Profondo contro elfi oscuri, nani grigi e gnomi delle profondità. Forse è per questa mia esperienza del Buio Profondo e delle sue minacce che sono stato scelto per accompagnare Sir Lanniver a Gauntlgrym per conferire con Re Bruenor. Corre voce che qualcosa si sia risvegliato nel profondo del sottosuolo e sono fiero di poter dare il mio contributo a ristabilire l’ordine.
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Dopo lunghi giorni di ozio, finalmente ci è stato dato l’ordine di prepararci per una missione esplorativa nel Buio Profondo. Sembra che io e i miei compagni si debba scortare un gruppo eterogeneo di avventurieri incaricato da Re Bruenor di scoprire cosa sta accadendo nelle profondità della terra. Pare che per l’ennesima volta dovrò prendere ordini da tronfi personaggi che credono di essere meglio degli altri solo per qualche abilità che definiscono “speciale”.
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Per fortuna sembra che uno degli avventurieri che dobbiamo scortare sia un confratello. Ser Staug lo chiamano. Anche se con tutte quelle squame da rettile e i piedi artigliati non sembra un vero e proprio paladino, penso sia il più indicato a guidarci.
Cercherò di consigliarlo strada facendo.
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Merda! Oggi abbiamo perso due dei nostri per l’imboscata di un maledetto humber hulk. Se non era per Ser Staug le perdite sarebbero state molto più ingenti. Soprattutto nel gruppo degli avventurieri che combattono senza alcuna disciplina militare. Ser Staug, invece, che meraviglia! Alterna pesanti colpi di spadone a invocazioni a Bahamut che a volte inceneriscono il nemico.
Ha letteralmente spezzato l’humber hulk con pochi rapidi colpi. Impressionante.
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Siamo giunti a Mantol Derith, finalmente. Credevo che non ce l’avremmo mai fatta. Questi avventurieri ci guidano come un branco di pecore. Non ho mai voce in capitolo, nonostante mi sappia orientare assai bene nel Buio Profondo, molto meglio della maggior parte di quelli che sono qui ora.
Hanno affidato la testa della colonna a due guide zhentarim! Roba che se lo sa Sir Lanniver, gli viene un colpo dalla rabbia.
Ho provato a fare rapporto a Ser Staug, ma non è mai disponibile per me, un confratello. Preferisce molto più la compagnia di quei quattro sciagurati a cui non affiderei niente, figuriamoci la vita.
Quando ci accampiamo non danno mai ordini per i turni di guardia o su come disporre le tende.
“Autonomia” è la risposta che danno ai nostri interrogativi.
“Siete veterani, saprete organizzare un campo per trascorrere otto ore di riposo”, spesso rincarano.
Ma non capiscono che per dei soldati ricevere degli ordini da eseguire è fondamentale, è l’essenza della nostra stessa vita.
Chiaro che sappiamo disporre un campo. Ma ci deve essere detto dove disporlo e come piazzare le tende, altrimenti, se ognuno fa come vuole, si genera il caos.
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Qui a Mantol Derith le cose, se possibile, stanno peggiorando. Al nostro arrivo abbiamo dovuto immediatamente sedare un conflitto da duergar e gnomi e abbiamo fatto valere il nostro addestramento e le nostre doti militari.
Ma subito dopo siamo stati letteralmente parcheggiati all’enclave degli gnomi mentre gli avventurieri, Ser Staug compreso, se ne andavano in giro ad indagare su non so quale gemma. Di questo passo la missione che siamo venuti a compiere sarà un completo fallimento.
I miei compagni mi hanno confessato gli stessi timori e, anche se non ho rivelato loro i miei pensieri, ho deciso che mi farò carico di riferire a Ser Staug del malessere degli uomini il cui morale è pericolosamente basso.
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Non ho mai provato tanta vergogna come in questo momento.
Sono riuscito a conferire con Ser Staug e a rivelargli del malcontento nell’essere ancora fermi a Mantol Derith mentre avremmo dovuto proseguire nella nostra missione con la massima celerità possibile. Non ho fatto nomi, ma ho lasciato intendere che il mio pensiero poteva essere anche di altri.
Lui mi ha guardato dritto negli occhi, con quel suo sguardo da rettile fin troppo eloquente della sua discendenza draconica, e mi ha sibilato che per quanto la nostra missione rivesta un carattere d’urgenza al limite tra la vita e la morte, un vero paladino non può mai distogliere lo sguardo dal male che gli si para innanzi. E il male, in questo momento, era la pietra nera che lui ed i suoi compagni avevano ritrovato e che doveva essere messa nella condizione di non nuocere.
Per me, misero veterano, quelle parole sono state una rivelazione. La rivelazione che, ahimè, non potrò mai elevarmi al rango di Ser Staug, il cui senso dell’onore travalica anche la lealtà all’Ordine e ai confratelli.
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Ho tentato di riabilitarmi agli occhi di Ser Staug, ma sembra che continui a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato.
Ha compiuto un gesto di grande coraggio, oggi, quando si è offerto di trasportare la pietra, pur sapendo dell’influenza maligna che lo assedierà in ogni momento alla ricerca di un punto debole per corromperlo e irretirlo.
“Ma io ho fiducia in lei, mio capitano”, gli ho detto al mattino prima della partenza, per fargli capire che io sono e voglio stare al suo fianco nonostante le debolezze dei giorni passati. Anzi, dopo averlo visto compiere quel gesto, ne sono ancora più convinto.
Ser Staug non è parso impressionato.
In compenso i suoi compagni hanno proferito parole taglienti nei miei confronti che hanno strappato un sorriso a più di uno tra i presenti.
Ser Staug incluso.