Vai al contenuto

Capitolo VII

 

Abbandonato il fumante villaggio, i nostri percorsero poche centinaia di metri quando si trovarono di fronte ad uno strettissimo passaggio. Lì furono costretti ad abbandonare carro
ed alci e proseguire a piedi, il loro tragitto illuminato dalla bianca luce della luna Solinari.

Dopo un ulteriore breve tragitto, Sturm avvisò i compagni di aver notato un bianco sentiero stagliarsi tra le ombre, invitandoli a percorrerlo. Tale dichiarazione di Sturm venne,
in un primo momento, poco considerata dagli altri avventurieri, oramai avvezzi alle visioni di cose generalmente bianche che il guerriero tendeva ad avere da qualche giorno. Successivamente, però, il gruppo decideva di intraprendere questa nuova via, incuriositi anche dal fatto che, per quanto essi si stessero già dirigendo ad est, il sentiero pareva dirigersi misteriosamente “ancora
di più ad est”. In aggiunta, avevano anche l’inquitante impressione che tale bivio si sarebbe ripresentato ad intervalli regolari finché non si fossero decisi a percorrerlo.

Quella che, non si sa per quale motivo né da chi, venne definita un’antica strada, li portò velocemente nel bel mezzo di una lugubre palude. In alcuni punti, le acque avevano
completamente sommerso le antiche pietre e la compagnia si trovò davanti il primo ostacolo: un preoccupante ponticello in viticci di legno da attraversare.
Preoccupante perché, per qualche misterioso motivo, nessuno fu in grado di determinarne la lunghezza che pare variare allegramente da 32 a 100 metri.
Tasslehoff, naturalmente, decise di attraversarlo in piena incoscienza, seguito a ruota da un silenzioso Flint. Quest’ultimo però finì rovinosamente in acqua dopo una spettacolare caduta, inveendo contro tutte le divinità sconosciute. Solo il minuto kender si offrì volontario per tentare di salvare l’urlante nano.

Ad essere sinceri i compagni si erano improvvisamente preoccupati per un enorme testa serpentiforme attaccata ad un corpo di bufalo che aveva, nel frattempo, deciso di emergere lì
vicino. Ne seguì un drammatico combattimento, dove tra schizzi di sangue, fendenti e frecce, il kender tentava di afferrare la mano del sempre più disgraziato nano che stava per essere lentamente inghiottito dalle acque. Proprio quando la sua salvezza oramai sembrava a portata, un ultimo colpo uccideva la mostruosa creatura che cadeva rovinosamente proprio sul malcapitato Flint. Un
ulteriore, disperato, tentativo di recupero riuscì solo a ritrovare il suo elmo cornuto che gli avventurieri donarono, con una certa dose di malizia, ad un allibito Riverwind. Goldmoon arrossì per l’imbarazzo. Riverwind non capì.

Con una nuova convinzione che questi déi, quando decidono di farti fuori, ci si mettono proprio d’impegno, il gruppo continaò l’attraversamento della palude. Non un pianto per il compagno caduto, non una parola. Essi sapevano che Flint avrebbe voluto morire proprio in quel modo, nel fango, spappolato da una gigantesca creatura mostruosa, urlando improperi a tutto un pantheon ancora da definire.

Lascia un commento