Sommersi dalla polvere accumulatasi durante i cinque anni di completo abbandono, i nostri eroi si predispongono a passare la notte nelle rispettive abitazioni. Unico disturbo del riposo, l’insistente litania di Caramon che cerca di convincere Tika a passare la notte con lui.
Tentativo che non avrà successo causa: a) il fratello Raistlin che non vuole b) Tika che, in barba a tanga e moine, sostiene di non essere pronta o, in alternativa, di essere troppo giovane.
Il risveglio è però funestato da un pressante quesito che sconvolge il gruppo: “Qual’è la differenza tra asino, somaro e ciuco? E soprattutto, che ruolo ha il cavallo
in tutto questo?” La discussione, che coinvolge tutti durante la colazione, si fa particolarmente accesa e non cessa fino al ritrovamento di una sorta di dizionario che mette i più facinorosi a tacere. Soddisfatti gli avventurieri salutano Tika e Otik e si recano al negozio del fabbro a trovare il piccolo Timmy. Otik tra le altre cose, non servirà più le sue patate spezzate dopo le ore 22.00, visti i risultati del mattino.
Il fabbro Theros Ironfeld si rivela essere un gigantesco omone di colore, la cui presenza a Solace è quanto meno enigmatica: proveniente da terre lontane, pare sia stato esiliato
dalla sua stessa gente a causa del colore della sua pelle. Nel mentre il fabbro racconta la sua triste storia e al contempo spiega a Tanis che no, non gli può forgiare un set di coltelli da lancio, spunta fuori anche Timmy. “E’ un bravo ragazzo”, spiega Theros, “Solo che è un po’ strano, soprattutto quando ragiona di un certo cervo bianco… stupidaggini per allocchi! A proposito,
voi dove lo state portando?” “Andiamo a cercare il cervo bianco!” spiega solerte Tasslehoff. E lasciando il fabbro con la faccia più perplessa nella storia della letteratura fantasy, i nostri eroi si avviano lungo la strada.
Il “Picco dell’Occhio Pregante” si trova a circa 5 chilometri da Solace, superato il bosco di vallenwood, una catena montuosa e parte di una pianura. E’ di fatto un’enorme
pietra alta 1200 metri e profonda 20-30 metri, il cui equilibrio instabile è probabilmente alla base dell’aggettivo “pregante”. Ma le curiosità geologiche di Krynn spariscono prontamente dai pensieri dei nostri eroi quando Sturm dichiara di aver visto un meraviglioso cervo bianco osservarlo da dietro dei cespugli. L’espressione di Sturm non lascia dubbi sull’autenticità
dell’affermazione, lì per lì attribuita ad un effetto ritardato delle patate di Otik.
Essendo l’unico in grado di vedere il cervide e sostenendo che l’animale intende essere seguito, Sturm guida il gruppo in una corsa attraverso altri luoghi selvaggi, fino all’ennesima
foresta illuminata dalla flebile luce del tramonto.
“Se intendete entrare in quel bosco, fate attenzione!” ammonisce Raistlin
“Perché?” si chiede il gruppo
“Quello è il bosco di Darken, da cui nessuno è mai uscito vivo!”
“E tu come fai a saperlo?”
“Mentre voi giocavate e vi divertivate io studiavo….” comincia a litaniare il mago. Ma prima che il suo sfogo da represso possa arrivare ad una conclusione, il gruppo ha
già deciso di addentrarsi nell’oscura selva. Non prima però di aver discusso a lungo su un’ordine di marcia che poneva il mago in retrovia, non tanto per la sicurezza del mago in sè, ma quanto per i suoi bastoni e l’uso che ne fa. I primi passi nel bosco di Darken vengon posate con furbizia che già la notte è fonda.. Non si sorprenda quindi il lettore quando troverà, dopo poco, i nostri eroi circondati da un nugolo di creature evanescenti e dagli occhi infuocati, le cui intenzioni paiono estremamente bellicose.
Timmy giace lì vicino, morto stecchito dalla paura.
“Nessun essere umano è mai uscito vivo dal bosco di Draken!” minacciano con voce cupa gli spettri
“Bau bau!” comincia a fare Tasslehoff, mentre Goldmoon si acchioccia e Riverwind emette un poderoso “Chiccirichì”. Il pietoso tentativo viene, fortunatamente,
interrotto quando gli spettri vedono il bastone di Goldmoon. A quel punto tutto è silenzio (tranne qualche timido “Woof woof” del kender).
Si fa avanti uno dei fantasmi, l’unico che sembra indossare un’armatura. “Vi stavamo aspettando”, declama,” Seguitemi!” e fa per andarsene.
Ma Goldmoon non si è dimenticata del povero Timmy e, toccatolo con il portentoso bastone, lo riporta alla vita, anche se pur sempre svenuto. “Egli
non è invitato”, dichiara il capo degli ectoplasmi, “Lo farò riaccompagnare ai margini del bosco!”. Mentre dice così, un paio
di fantasmi si avvicinano al bimbo e lo conducono via.
Sicuri quindi di aver condannato il piccolo Timmy ad un certo secondo infarto, la compagnia segue il capospettro addentrandosi ancora più a fondo nel bosco. Improvvisamente, di fronte
a loro, si apre una radura. Su una roccia (estremamente più stabile del picco di prima), maestoso, li attende un bellissimo unicorno.
“Salute a voi, vi stavo aspettando” ripete l’equino cornuto, spiegando quindi alle facce perplesse “L’Essere Magnifico mi aveva avvisato del vostro arrivo!”. Naturalmente
sapere chi è questo Essere si è rivelato inutile, in quanto “egli si paleserà quando riterrà giusti i tempi”.
L’unicorno spiega quindi che il bosco è difeso così ferocemente anche a causa dell’arrivo di strane creature mai viste prima…
“Hobgoblin?” chiedono gli eroi
“No, non erano creature di qui…”
“Non erano di Krynn?” sussurrano spaventati i nostri amici
“No” risponde paziente l’equino
“Erano draconici!” esclama improvvisamente Sturm sorridendo, zittendosi poi improvvisamente e imbarazzato come se avesse detto qualcosa che non doveva.