Che ogni impresa che tu affronti sia difficilissima e dolorosissima, che ogni volta che ti manca un punto esperienza per passare di livello, ti uccidano in maniera assolutamente idiota, solo per scoprire che tutti i chierici del multiverso hanno disimparato “resurrezione pura”, e l’unico chierico che è in grado di lanciarla muoia di infarto 3 secondi prima di castarlo su di te. Che dopo 4 anni di sessioni di gioco al primo livello, tu riesca a passare al secondo, ma che, appena hai aggiornato la scheda, arrivi un vampiro incazzato come una pecora del Bengala e ti risucchi l’unico livello che hai acquisito. Che dopo di ciò il DM ti informi che la polvere di diamanti per castare “ristorare” o incantesimi analoghi, è completamente assente nella sua campagna e, alle tue proteste, ti costringa a ripartire da 0 punti esperienza. Che tutti i tuoi tiri salvezza siano di un punto inferiore alla CD, e quelle volte che sono sopra, ci siano delle penalità che ti eri dimenticato di calcolare. Che tu provi a fare il furbo con i tiri salvezza sopracitati, ma che il DM se ne accorga e ti raddoppi il danno che il tiro fallito comporta. Che tu fallisca tutti i tiri sulle abilità, e l’unica volta che lo supererai, sarà un tiro in “svuotare tasche” su un mago potentissimo. Ma che tu estragga dalla sua tasca, invece delle monete, il suo famiglio, che come minimo dovrà essere un drago da 89 DV, e mentre sei lì a chiederti come cazzo faceva un drago da 89 DV a stare in una tasca, il mago ti veda, si incazzi come un ghiottone indonesiano, si volti e casti su di te “Sfera Elastica di Otiluke”, e mentre sei imprigionato, tu lo veda invitare tutti i suoi amici maghi a prenderti a fulminate non appena ti liberi. Che i suoi amici maghi arrivino all’istante e, non appena la sfera si dissolve, ti tirino tanti di quei fulmini da metterti in grado di accendere una lampadina infilandotela nel culo. Che provino anche questa opzione e, non contenti, passino ai tubi al neon. Che ti manchi sempre una moneta d’oro per acquistare l’unico oggetto magico di cui hai veramente bisogno, e che tu stia, nel contempo, molto antipatico al negoziante. E che il negoziante venda lo stesso oggetto, ovviamente l’unico rimasto, ad un pirla che passa di lì alla metà del prezzo. E che tu protesti con il negoziante, ma il negoziante in realtà sia un mercante planare, che ti prenda come schiavo e ti venda ad un ricco signore. Che questo ricco signore abbia fiducia in te e ti affidi un feudo e una contessa in sposa, facendoti contento, fino a quando non scoprirai che si tratta di una contea nel piano elementale della merda, e la contessa è un esempio tipico degli abitanti di quel reame. Che tu non possa scappare, e tu sia costretto ad accoppiarti a vita con uno stronzo di 2 metri per il resto dei tuoi giorni. Ma che il tuo castello di merda essiccata crolli, e tu riesca a scappare, solo per finire nella nave della squadra olimpica dei Forgotten Realms di “Calcio nel culo planare”, proprio il giorno in cui l’unico dei 40 membri della squadra che doveva prendere i calci nel culo è morto di intossicazione alimentare. E che prendano te al suo posto, sia per le gare che per gli allenamenti, e tu sia condannato a viaggiare per tutti i piani di esistenza utilizzando come propulsione solo calci nel culo. E che il giorno prima delle olimpiadi, dove forse potevi diventare famoso, tu finisca in un buco extradimensionale non previsto, che sbuca nella “borsa conservante” di Drizzt. Che Drizzt se ne accorga, ti tiri fuori dalla borsa e, mentre tenti una improbabile spiegazione, si convinca sempre di più che eri lì per rubargli i suoi averi e, preso dalla furia, di gonfi di mazzate fino allo svenimento. Che Drizzt ti abbandoni nell’underdark, da solo, nudo e ferito, e che tu venga raccolto dal seguito di una matriarca drow e preso prigioniero allo scopo di soddisfarla. Che però la matriarca, contrariamente ad ogni statistica e conformazione fisica dei drow, sia grassa e orribile, e alle tue resistenze all’approccio sessuale si incazzi come un panda irlandese e ti condanni a incollarti due campanelli all’uccello, stare nudo su un capitello alla porta del suo palazzo, affinchè gli ospiti possano usare il tuo scroto per annunciare il loro arrivo. Che tu venga liberato da un party di avventurieri, che ti prendono in simpatia, ma che per sbaglio il mago del gruppo casti “contingenza”, “suono fantasma” e “permanenza” sul tuo culo, in maniera tale che come apri bocca scorreggi. Che questa cosa mandi in bestia il barbaro del party, che vuole avere l’esclusiva di scorreggione del gruppo, e che lui ti dia tante di quelle legnate che, al mattino dopo, persino tua madre ti scambierebbe per un procione. E che appena sei uscito dall’underdark travestito involontariamente da procione, tu incroci un gruppo di nani ubriachi che, proprio quel giorno, hanno deciso di giocare ad “appendi il procione”. Che i nani ti appendano per le palle ad una sequoia e, mentre sei lì che penzoli, facciano a gara a chi ti rutta più forte in faccia. Che arrivi un druido, dopo che i nani se ne sono andati e ti hanno lasciato lì, e ti liberi da quella posizione scomoda, ti curi e ti accudisca, fino a quando non si accorge che non sei un procione. Che lasci perdere il fatto che non sei un procione e continui pure ad accudirti fino a che non ti svegli, ma, quando questo accade, fai per dirgli una cosa e cominci a scorreggiare. Che il druido si incazzi come un koala della Namibia, e ti getti nudo in un fosso di ortica, anzi, di ortica sopra e di rovi sotto, e mentre esci dal fosso, gonfio e rosso, arrivi un cinghiale crudele incazzato come un cinghiale crudele(è già abbastanza di suo…). Che ti insegua per una settimana di fila giorno e notte, e all’ottava notte tu trovi rifugio in una costruzione di pietra isolata e ti addormenti per riposarti sopra una grosso masso. Che quel masso sia l’altare sacrificale di un tempio di una divinità al cui confronto Nerull è un incrocio genetico in vitro tra Madre Teresa di Calcutta e Padre Pio, in modo tale che, quando ti svegli, troverai la faccia di uno psicopatico assassino sopra di te, e sarai imbavagliato e legato come un salame. Che tu venga offerto in sacrificio alla divinità durante un rito con centinaia di fedeli, tutti psicopatici assassini, e che tu ti svegli proprio mentre stanno per sacrificarti e tu urli pechè non sei più imbavagliato. Ma che del tuo urlo si senta solo un enorme peto, proprio nel momento più importante del rito, che farà incazzare tutti i presenti come canguri dello yucatan, che ti prendano e ti taglino la lingua, solo per scoprire poi che il peto non dipendeva da quella. Che questo li faccia incazzare ancora di più, e decidano di gettarti giù da un dirupo smisurato. Che lo facciano, ma che tu, prima di atterrare, senta come un sibilo lontano. Che quel sibilo sia il fuoco d’artificio che Merry e Pipino hanno rubato a Gandalf durante la festa di Bilbo, e che ti finisca dritto su per il culo 5 secondi prima di esplodere, così fa in tempo a entrare tutto prima di fare il botto. Che il botto sia talmente forte da farti fare una virata e una planata proprio come doveva fare il fuoco d’artificio originale, ma che tu cada privo di sensi, invece che nella Contea, in prossimità della casa di un gigante delle montagne. Che il gigante nemmeno ti identifichi come essere vivente, tanto sei messo male, e ti usi come fermaporta. Che tu ti risvegli due giorni dopo, e ti renda conto della situazione, e viste le esperienze precedenti, tu decida che fare il fermaporta non è poi così male. Ma che mentre il gigante sbatte la porta ti fratturi la tibia e, nell’urlare, tu emetta una poderosa scorreggia. Che il gigante (che, si sa, non è una volpe) pensi che la porta abbia cigolato, e cominci a sbatterla ripetutamente contro di te, che continui a urlare di dolore, o meglio, a scorreggiare. Che questo convinca definitivamente il gigante che la porta cigola e la lubrifichi. Dopo di ciò si accorga che il fermaporte (tu) sei rotto (hai le tibie fratturate, tutte e due) e ti usi, in un attimo di follia, come palla da baseball, e ti lanci con la sua clava a chilometri di distanza urlando “HOME RUN!”. Che tu atterri in un convento di Pelor, sfondando il chiostro principale, che i chierici ti prendano sotto la loro protezione, che ti curino e ti rimettano in forze. Che tu ti ricordi anche che quando parli scorreggi, e che quindi tu susciti la pietà dei tuoi benefattori perchè ti credono muto. Che un bel giorno il capo del tempio venga a comunicarti che stai bene e che l’indomani potrai uscire fuori, dopo 6 mesi a letto. Che tu non dorma la notte per l’emozione di poter rivedere il mondo e, quando il sole sorge, quando stai già assaporando la tua nuova libertà, un infarto ti stronchi di netto.