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Capitolo VI

Considerazioni sull’inutilità di capire il perché certi avvenimenti accadano, sono già state fatte in altra sede. Procedemmo quindi con comprensibile tranquillità ad esplorare la struttura nella quale ci trovammo improvvisamente, sinistramente familiare, senza troppe domande e con una certa rassegnazione. Capimmo subito, stranamente, che eravamo di nuovo nel palazzo del nostro arcinemico “Wazor” e che, incredibilmente, ci veniva data una seconda opportunità di porre rimedio ai disastri che avevano devastato la nostra terra. Quasi noi lo volessimo davvero fare.
Memori del precedente fallimento evitammo stanze da cui si udivano rumori metallici, lasciamo giocare tranquillamente dei gattini con la loro palla e proseguimmo l’esplorazione del dungeon, mandando in avanscoperta il prode Bagamar che, incomprensibilmente, ma perfettamente in linea con il personaggio, aveva preso ad avanzare in linea retta per 15 metri esatti, incurante degli ostacoli che gli si ponevano di fronte. Esaminammo a lungo numerose stanze senza scoprirne funzioni ed utilità. Cosa che ci stava accadendo con preoccupante frequenza, non escludendo un simpatico disegno a mosaico rappresentante una forma geometrica da mal di testa e che, nei pensieri di Duncan, aveva misteriosamente a che fare con una serie di scudi maledetti che avevamo scoperto lì vicino. Certo che il sospingerli con bastoni non avrebbe attivato qualsiasi malvagità nascosta negli scudi, il nostro chierico procedette ad una sorta di hockey nel tentativo di disporli in un qualsiasi ordine che avesse un’utilità pratica.
Infatti, evitato un enorme elementale dell’acqua ed un immenso arazzo (l’autore non risponderà a domande sull’attinenza dei due sostantivi), ci eravamo trovati fronte a delle porte ingannevolmente innocue, ma che una volta toccate emanavano una portentosa fiammata. Inutile soffermarsi sul fatto che fui ridotto in fin di vita nell’esercizio delle mie abilità ladresche e così anche il prode chierico, che si ostinava a toccarle. Protetto da stuoli di incantesimi, naturalmente.
Sfiniti da numerosi insuccessi abbandonammo scudi e porte di fuoco e decidemmo che per proseguire nella nostra cerca dovevamo affrontare i furiosi micetti incontrati poco prima. Temendo di vederli di nuovo trasformarsi in demoniache creature decidemmo di attaccarli per primi. La poderosa spadata che spiaccicò un inerme gattino miagolante ci lasciò esterrefatti, forse meno dell’immensa figura che ci apparve immediatamente dopo e che puntando un dito ridusse ad un perfetto idiota il nostro Ishan. Scomparsa la misteriosa immagine e in compagnia di un pericoloso guerriero-mago rimbambito facemmo il punto della situazione. I gattini continuavano a farsi gli affari loro, però stavolta a comprensibile distanza di sicurezza da noi. Decidemmo quindi di afferrare coraggiosamente quella pallina che tanto agognavamo e utilizzandola indisturbati riuscimmo ad aprire nuove porte e ad accedere a nuove e misteriose aree.
Fu a questo punto che il nostro Bagamar, nel suo procedere a 15 metri per volta, passo svelto e testa china in avanti, sfondò una porta in legno. Al suo centro una sfera luminosa, volteggiante a pochi centimetri dal suolo. Dopo il consueto momento di meraviglia e stupore, realizzammo che mai ne avremmo capito il funzionamento e procedemmo altrove i volti non meno inebetiti di quello del povero Ishan.
Procedemmo nell’esplorazione poco o nulla capendo di quello che ci stava capitando intorno. Improvvisamente ci trovammo davanti a numerose cellette che scoprimmo essere stanze di maghi dopo brevi ma distruttive esplorazioni. Ne devastammo numerose prima di catturare una veste nera che però ci fu di ben poco aiuto. Cercammo comunque di bilanciare la totale incomprensione di quello che ci stava accadendo accaparrandoci quanti più tesori possibili. Fatto volle che, però, alla fine le cellette finissero e ci trovammo in un’ampia stanza dove fummo preoccupatamente attaccati da creature inquietanti, vagamente demoniache. Riuscimmo in qualche modo a vincere quel combattimento e decidemmo, contrariamente ad ogni logica e sicurezza, di riposare per qualche ora. Infatti, oltre al mago guerriero inebetito, mi ero aggiunto anche io, ladro completamente impazzito dopo aver tentato di leggere una runa che emanava malvagità a svariati metri di distanza.
Grazie agli incantesimi riacquistati dai nostri utenti magici guarimmo completamente. Fui slegato e rimesso al lavoro immediatamente. Scoprimmo altre stranezze: una stanza con una scacchiera i cui pezzi erano vivi, stuoli di creaturine demoniache a difesa di una sorta di cancello dimensionale che però non ci siamo azzardati a toccare, specchi magici e incredibilmente maledetti… la faccenda si faceva sempre più contorta.
La drammatica situazione fu misteriosamente sbrigliata dal fortuito incontro con un mago tenuto prigioniero in quel sotterraneo. Egli, seppur trattato indegnamente dal nostro solito chierico malvagio, ci indicò un accesso alla zona dove risiedeva il malvagio Wazor. Eravamo troppo presi dall’avventura per fargli presente che nessuno glielo aveva chiesto… Affrontammo quindi altri maghi malvagi, mezzidemoni e simili creature, in altre fiere battaglie che vincemmo anche grazie alle pergamene con l’incantesimo ”Palla di Fuoco” che utilizzai eroicamente ed anche con una discreta dose di incoscienza. Vane furono le preghiere di Valtor e Ishan che a causa della magia persero un enorme valore di libri magici e pergamene, finite in fumo…
Improvvisamente, davanti ad una porta particolarmente sospetta, fui vittima di un incantesimo e mi rivolsi contro i miei stessi compagni, che mi riportarono brevemente alla ragione. Non prima di aver causato un numero incredibilmente alto di danni a Duncan che tentava di scuotermi a suon di spadate. Saggiamente cambiammo accesso e giungemmo al cospetto di altri maghi e creature demoniache. Nel mezzo dell’ennesima battaglia che ne conseguì, udimmo un sinistro rumore: Wazor alla fine, stremato dal nostro inutile girovagare per la sua dimora, era giunto a darci battaglia…
Lo scontro fu tanto cruento quanto breve. Il malvagio Lich, immune alla maggior parte dei nostri attacchi, ma decisamente poco dotato ad intelligenza, decise che il miglior modo di eliminarci era quello di spaccare in due la sua verga magica, causando così un’immane esplosione. Ci risvegliammo tutti dopo quello che ci parve un brevissimo tempo. Vivi al di là di ogni logica e inspiegabilmente tornati alla nostra dimensione, anche se le rovine della dimora di Wazor erano lì, di fronte a noi. Non ci perdemmo naturalmente d’animo e cominciammo la caccia a quegli immani tesori che sicuramente il nostro arcinemico nascondeva. Li trovammo protetti da stuoli di incantesimi, ma riuscimmo facilmente ad impossessarcene. Anche perché adesso non c’era più alcun nemico a disturbarci nella nostra cerca.
Quando finalmente uscimmo allo scoperto, il sole giungeva oramai al tramonto di chissà quale giorno, chissà quale mese o anno. Sostammo tutti a lungo ad osservare lo spettacolo. Si udì un sospiro, Duncan – “Chissà se nella capitale le banche sono ancora in piedi!”

Preoccupati ci incamminammo immediatamente, altre avventure ci attendevano…

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