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Capitolo IV

Dopo un po’ di tempo e non senza qualche difficoltà, il portentoso unicorno riesce a far capire alla compagnia che l’Essere Supremo (chiunque sia) desiderava che essi varcassero
le montagne Eastwall, attraversando le pianure della Polvere fino alla lontana città di Xak Tasaroth, situata in mezzo alle Terre Maledette.

“Là troverete il più grande di tutti i tesori” pone l’animale a ciliegina sulla torta.

Tale viaggio avrebbe anche dovuto compiersi, per misteriosi motivi, entro due giorni. Frastornati e sempre più in balia degli eventi, i nostri eroi si accingono a partire in groppa
ad uno stormo di Pegasi. Ma poco potranno raccontare del meraviglioso volo, poiché tutti, stranamente, cadono in un sonno profondo…

Svegliati di soprassalto, si trovano ai piedi dei monti Eastwall che ancora è notte. Uno solo dei Pegasi è rimasto…

“Ci spiace, ma non possiamo portarvi oltre” spiega a disagio la magica bestia “Al di là delle montagne avvertiamo una grande malvagità”. Dicendo questo come se individuare il male fosse una loro specifica prerogativa. Perplesso, Caramon fa notare che qualunque essere dotato di buonsenso avrebbe, quantomeno, sospettato una certa dose di malvagità in ogni luogo chiamato “Pianura
della Polvere ” oppure “Terra Maledetta”. Ma il Pegaso non ha voglia di polemizzare e si allontana quindi nella notte, lasciando i nostri eroi in balia del loro destino.

Seguono lunghe discussioni sulla strada da prendere, teorizzando sull’esistenza o meno di sentieri praticabili e più o meno nascosti in queste terre che tutti dichiarano di non conoscere.
Alla fine il gruppo riesce ad attraversare le montagne, ritrovandosi nei pressi del villaggio di Que-Ki, circondati da una pattuglia di guerrieri barbari.
Questi si scoprono essere della stessa etnia di Riverwind e Goldmoon (il cui villaggio natale si trova a circa 10 miglia da qui).

“Ehm, scusate, ma voi siete nati qui vicino?” domanda il gruppo alla coppia di barbari

“Sì” ammettono imbarazzati i due

“E allora ci spiegate perché non conoscevate quella catena montuosa che SICURAMENTE avete attraversato per arrivare a Solace e ci avete fatto perdere un sacco di tempo a cercare un
sentiero che SICURAMENTE avete già attraversato?”

La rissa annunciata viene purtroppo interrotta dai guerrieri Que-Ki che, dopo aver assistito a quella pietosa scena, avevano deciso di intervenire anche loro.

Caratteristica principale di questo popolo è iniziare ogni frase con “Que”, cosa che comporta una limitata serie di frasi comprensibili (“Que volete?” “Que c’è” e così via). Per maggiore comprensione il dialogo è stato tradotto completamente in italiano:

“Dove state andando?” domanda brusco uno dei possenti barbari

“Siamo diretti a est…”

“Non vi conviene, c’è grande pericolo a nord” ammonisce serio il guerriero

“Ma… noi saremmo diretti ad est..”

“Grandi fuochi a nord, un enorme esercito si sta ammassando, ma noi siamo pronti a riceverlo” continua il barbaro come se non avesse sentito “ma noi siamo pronti a combattere,
abbiamo radunato ben seicento dei nostri valorosi guerrieri”

“Auguri”, borbotta Riverwind osservando l’orizzonte illuminato a giorno dai fuochi dell’accampamento nemico. “Comunque noi andiamo ad est”

Il gruppo prosegue quindi imperterrito nella sua marcia salutando per l’ultima volta il drappello di guerrieri, addentrandosi nelle pianure e seguendo la strada principale. Improvvisamente,
in lontananza, viene avvistato un carro trainato da individui incappucciati. Temendo un nuovo pericolo i nostri eroi si nascondono prontamente ai lati della strada…

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