E così finì la corsa di Noah, l’implacabile ladro del gruppo, il cui amore per il denaro era niente in confronto alla sua brama di oggetti magici, e la cui brama di oggetti magici era la tenue fiamma di una candela in confronto al suo ardore per le battaglie.
Come dimenticare le sue cariche furibonde pur di assalire il nemico sui fianchi coi suoi devastanti attacchi furtivi?
Come dimenticare tutte le botte da lui ricevute ogniqualvolta dimenticava di non essere un combattente da mischia?
Come dimenticare il coraggio e la fortuna che lo portarono innumerevoli volte prossimo alla morte?
Come dimenticare il suo inarrivabile talento nel disinnescare trappole e nel muoversi invisibile a tutti? Ah, quello è facile, ché tanto si scordava di usarli.
E, quando sfuggì per miracolo all’assalto di un cacciatore astrale, la razza di assassini più esperta del multiverso, forte del suo 13° livello se ne disinteressò completamente e colpevolmente, assieme al resto dei suoi compagni Neph-Busters.
Se ne ricordò dopo la feroce battaglia col corrotto elementale della terra; quando, approfittando della spossatezza degli eroi, il sopraffino cacciatore ricomparve giusto in tempo per trapassargli la gola con due dardi e due critici, scappando prima che chiunque potesse raccogliere le forze per fermarlo.
Così morì Noah sotto l’agguato del subdolo assalitore, unico assassino a essersi rivelato più abile di lui.
Il suo giocatore scrive sul suo epitaffio:
“Eh vabbe’, però allora il master mi voleva morto!”